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“La tecnologia non opera in compartimenti stagni”. Intervista a Simone Puorto

Una riflessione sul Web3, sui cambiamenti nel turismo, sulle tendenze 2024 in vista della partecipazione di Simone Puorto a BTO 2023.

1) Simone Puorto tu hai sempre trattato in anticipo tematiche che erano definite futuriste mentre per te erano semplicemente un approfondimento di un qualcosa di già presente ma marginale. In questa edizione di BTO di cosa ci parlerai?

Ho sempre sottolineato la mia convinzione che la tecnologia rappresenti una evoluzione piuttosto che una rivoluzione. Kurzweil, già nel 2005, prevedeva quello che stiamo vivendo oggi con una precisione quasi millimetrica. Se si riesce ad aprire gli occhi, sapere dove dirigere lo sguardo, e soprattutto, astenersi da giudizi affrettati e da schemi di pensiero binari e dualistici, allora si comprendere che nulla è veramente rivoluzionario. Mi piace citar Danny Hillis, il quale affermava che noi tendiamo a chiamare “tecnologia” tutto ciò che “non funziona ancora.” Ad esempio, non consideriamo la nostra macchina da caffè Nespresso come una forma di tecnologia, semplicemente perché, appunto, funziona. È diventata una parte integrante e non problematica della nostra quotidianità. Al contrario, il metaverso o l’Intelligenza Artificiale Generativa sono ancora visti come fenomeni complessi e in fase di perfezionamento. Certamente, abbiamo compiuto progressi significativi, ma anche GPT-4, ad esempio, ha ancora “allucinazioni”. L’altro giorno, parlando di me, ChatGPT mi descriveva come uno dei “principali esperti di navi da crociera del mondo.” Ecco, io odio le navi e ho mal di mare anche in una piscina per bambini. Mia moglie ha vinto una crociera qualche anno fa e l’ho mandata da sola, giusto per mettere le cose in contesto… Quindi si, stando a Hillis, ChatGPT è ancora “tecnologia”. Quando dirà che non riesco neanche a stare su un pedalò senza vomitare, allora non lo sarà più. Tornando a noi, il tema centrale del mio intervento di quest’anno sarà la convergenza e la traiettoria evolutiva di tutte queste “nuove” (il virgolettato è d’obbligo) tecnologie – tra cui Intelligenza Artificiale, spatial computing, blockchain, crypto e decentralizzazione – che stanno confluendo verso la creazione di un nuovo paradigma: il Web3. Cercherò di spiegare come la tecnologia non operi in compartimenti stagni, ma contribuisca a generare cambiamenti che sono il risultato complessivo di tutti questi approcci apparentemente scollegati tra loro. Proprio come non discutiamo dei cavi sottomarini che trasportano il WiFi quando parliamo di creazione di siti web, prevedo che nei prossimi anni l’Intelligenza Artificiale diventerà una realtà scontata e integrata nel nostro quotidiano, stessa cosa per i wallet, le dApp e il metaverso. Mi concentrerò su questo “livello superiore” di comprensione, evidenziando come tutte queste buzzword tecnologiche, per quanto possano sembrare frammentate, stiano in realtà contribuendo a trasformare radicalmente il paradigma del web e, di conseguenza, del mondo così come lo conosciamo.

2) Quale degli aspetti che ci hai appena elencato sarà più impattante nel 2024?

Decentralizzazione, decentralizzazione e decentralizzazione. Tutto il resto può attendere. Decentralizzazione è un termine che risuona con insistenza nell’ambito della riflessione contemporanea sul Web (2), un dominio che si è rivelato essere pericoloso e potenzialmente pregiudizievole per gli utenti. Nel tentativo di contestualizzare questa problematica nel settore alberghiero, per esempio, si può considerare il caso di un hotel che, grazie a incessanti sforzi e impegno costante, sia riuscito a conquistare la vetta delle classifiche su TripAdvisor. Tuttavia, immaginiamo uno scenario in cui, nonostante il lavoro svolto, l’hotel venga inaspettatamente rimosso dalla piattaforma (o la piattaforma stessa fallisca), perdendo di conseguenza la possibilità di trasferire la reputazione faticosamente acquisita su altri canali e trovandosi, in un certo senso, prigioniero del sistema. Benché possa sembrare un’ipotesi inverosimile, situazioni di questo tipo non sono purtroppo rare, come dimostra il caso di Thea-Mai Baumann. Thea-Mai Baumann, artista australiana, si è trovata a fronteggiare una situazione allarmante quando, quasi un decennio dopo aver aperto un account Instagram con il nome utente @metaverse, si è vista negare l’accesso alla sua stessa pagina. Questo blocco è avvenuto il 2 novembre 2021, pochi giorni dopo l’annuncio del rebranding di Facebook in Meta… Capisci dove sto andando a parare? L’account era stato disabilitato a causa delle accuse di “fingere di essere qualcun altro”… E, purtroppo, il caso di Baumann non è un’eccezione, ma piuttosto un esempio lampante della vulnerabilità degli utenti all’interno di piattaforme centralizzate, dove il controllo è esercitato da entità singole, con il potere di modificare, censurare o eliminare contenuti a proprio insindacabile giudizio (pensa al potere di modificare le tariffe che hanno le OTA, per esempio…). In questo contesto, la decentralizzazione emerge come una soluzione imprescindibile, capace di restituire agli utenti il controllo sui propri dati e sul proprio contenuto digitale, riducendo al contempo il rischio di manipolazioni e abusi da parte di entità centralizzate.

3) L’evoluzione del travel credi che sia accolta con la stessa velocità sia dagli operatori che dagli ospiti?

Questa è una domanda interessante, ma non credo sia possibile generalizzare. Sicuramente noi siamo indietro in termini di infrastrutture necessarie per implementare tecnologie nuove e più performanti, ma dubito che la narrativa “operatore boomer e stupido” contro “ospite tecnoilluminato” renda giustizia alla verità. È innegabile tuttavia che, nel nostro settore, vi sia un evidente ritardo nell’adeguamento delle infrastrutture necessarie all’implementazione di tecnologie avanzate e performanti. Tale ritardo può avere radici profonde e molteplici, spesso legate a questioni strutturali e a scelte strategiche operate in passato. È fondamentale riconoscere che il settore turistico e alberghiero, a differenza di altri ambiti come il retail, è stato a lungo condizionato dall’utilizzo di software sviluppati decenni fa, ancorati a logiche operative ormai superate e prive delle potenzialità offerte dalle tecnologie contemporanee, quali l’intelligenza artificiale, il cloud computing, i microservizi e le API, senza dimenticare l’avvento stesso del web. Pertanto, è necessario approcciare la questione con una prospettiva critica e comprensiva delle sfide intrinseche al settore, evitando semplificazioni e generalizzazioni eccessive. La domanda posta, pertanto, si rivela in parte fallace, poiché presupporrebbe una uniformità di condizioni e di contesto che, nella realtà, non trova riscontro.

4) Simone, dicci due parole finali…

Come diceva Mark Twain: “La storia non si ripete, ma spesso fa rima”. Il modo in cui la maggior parte dei media parla oggi del Web3 è simile al modo in cui parlavamo del Web negli anni ’90 e, beh… Sappiamo tutti come è andata a finire… E ciò di cui ho parlato in questa intervista è solo la punta del iceberg. Sono innumerevoli gli usi possibili del Web3 nel settore del travel: dalla mappatura delle camere tramite blockchain alle integrazioni post-API, dalle DAO per la gestione delle destinazioni turistiche alle “destinazioni sbloccabili” tramite NFT, dalla vendita basata sugli attributi tramite NFT al marketing decentralizzato ecc. Siamo, ancora una volta, sull’orlo di un cambiamento epocale. Come appassionato di musica, utilizzo sempre questa analogia: “il Web3 sta a Web2 come il punk rock sta alla disco music”. E francamente sta a noi decidere se vogliamo essere gli Abba o i RAMONES.

L’intervista riguarda il topic “Hospitality” ed è stata curata dal coordinatore scientifico del tema, Nicola Zoppi.
Ti aspettiamo a BTO – Be Travel Onlife per ascoltare dal vivo Simone Puorto e approfondire il tema tra strategie operative, case history e suggerimenti pratici.
L’appuntamento è a Firenze il 22 e 23 novembre 2023.